Ali

Caro Ajay,

sono Ali, è da tanto tempo che non ti scrivo, da quando ero in Libia e tu in Pakistan. Come stai? Come vanno i tuoi studi? La tua famiglia?
Ti scrivo per raccontarti di un episodio della mia vita che mi ha colpito molto: il viaggio che ho fatto prima in Libia e poi in Italia.
Sono partito dal Pakistan quando ero piccolo e sono arrivato in Libia con la mia famiglia,sono stato lì tanto tempo e lavoravo con la mia famiglia. Però non si guadagnava tanto, allora ho pensato di andare in Italia come hanno fatto molti miei amici.
I miei genitori erano d’accordo e così mi hanno dato i soldi per pagare il viaggio.
Ho parlato con una persona che organizza i viaggi e lui ha preso 1500 dollari.
Mi hanno fatto aspettare un mese in una casa con 10 persone, chiuso dentro tutto il giorno. Non mi davano da mangiare né da bere, non potevo nemmeno chiamare la mia famiglia.
Loro mi dicevano sempre che il mare non era buono così mi sono scocciato e sono tornato dalla mia famiglia.
Dopo ho trovato un’altra persona che mi avrebbe fatto partire ma è successa la stessa cosa, il mare sempre non era buono, così mi hanno detto di aspettare e così poi mi avrebbero chiamato.
Dopo quattro mesi, sono partito di notte, sono stato tre giorni in mare e non avevamo da mangiare.
Io ho pensato forse muoio su questa nave, ma poi sono arrivato in Italia.
La polizia mi ha preso e mi ha portato in comunità perché ero minore. Sono stato con loro un anno in Sicilia ma poi ho deciso di andare a Napoli da un mio amico per lavorare, ma poi ho deciso di andare un’altra volta in comunità dove sto ancora adesso e dove studio.
Spero di sentirti presto
Ora ti lascio, salutami la tua famiglia in particolare Aunty Ghita.

Ali