Anjal

Cara mamma, ti racconto il mio viaggio
La prima tappa è il Libano, sono andato in Libano con l’aereo, quando sono sceso ho passeggiato un po’ e ho aspettato con il padrone ma lui mi ha detto che non c’era più lavoro per me, che dovevo tornare in Bangladesh. Ho detto che non è possibile tornare in Bangladesh, loro mi hanno chiesto perché e io ho risposto che non avevo soldi, avevo preso tutti i soldi da mio zio, mia mamma e mio fratello. Allora hanno chiamato la polizia, io sono subito scappato via e ho preso un taxi.
“Dove vai?”
“Non lo so, solo dritto” ho detto io.
Un’ora dopo sono sceso e ho pensato “che devo fare?” Ho trovato un intermediario, sono andato a casa sua, ho aspettato cinque minuti, avevo molta fame e ho chiesto se mi davano qualcosa e ho comprato pollo, panini, coca cola e acqua. Mi hanno detto che la sera andavo in Siria, abbiamo passeggiato un’ora con il furgone, poi sono sceso e loro mi hanno detto di camminare sempre a piedi fino a notte. Ho camminato verso una grande montagna, sono salito sopra, ho camminato quasi otto ore e loro hanno detto “Guarda, c’è luce, quella è la Siria”.
Quindi eravamo arrivati, non ho chiamato mamma e papà perché ero senza soldi, mi hanno detto che quella sera dormivamo là, io non avevo mangiato e ho chiesto: “quanti giorni rimaniamo?”
Loro mi hanno risposte che forse la sera dopo andavamo in Turchia con una macchina e poi a piedi.
Siamo andati in Turchia con la macchina, tre ore dopo siamo scesi e abbiamo camminato a piedi, poi si è fatta notte, è venuto a piovere e faceva molto freddo: tutto era molto difficile, perché la vita è così dura? Dovevamo sempre salire, sulla montagna, ci abbiamo messo quasi sette ore. Ad un certo punto loro hanno di nuovo detto “Guarda, c’è luce, questa è la Turchia” Erano le tre di notte, ma hanno anche detto che non potevamo andare in Turchia perché stava girando molta polizia. “Che devo fare allora?”
Loro mi hanno detto di tornare indietro, io avevo camminato già molto ed ero molto stanco, avevo sete ma l’acqua non c’era, non c’era da mangiare e si è messo a piovere. Ci siamo fermati e ho dormito per terra, alle 9 mi sono svegliato, ho cercato l’acqua ma non la trovavo. Ho trovato però un albero di mele, quindi ho preso una mela, l’ho morsa ma mi sono rotto un dente davanti. Quanto dolore! Ho pensato che non c’era farmacia, non c’era nessuna medicina non potevo chiamare mamma e papà, non avevo soldi quindi ho pensato “Ok, adesso muoio. Non so la strada, la lingua non la capisco, è molto difficile”.
Loro mi hanno detto che potevamo andare in Turchia, non c’era più nessun problema. Quando siamo arrivati mi hanno detto di restare .
Sono arrivato in una casa, dovevo restare lì, mi sono cambiato i vestiti, ho fatto la doccia e ho chiesto quanti giorni dovevo restare, ma loro non lo sapevano. Ho mangiato un poco e sono rimasto lì per cinque giorni, poi ho preso il pullman e sono andato a Istanbul, nel pullman siamo stati 20 ore e quando siamo arrivati ero molto molto stanco e mi sentivo ammalato quindi ho pensato che non sapevo come andava a finire senza soldi, non capivo la lingua, come avrei mangiato? Dove avrei dormito? Non avevo amici, non c’era mio zio, nessuno.
Sono andato nella stazione di polizia e sono andato in galera a Istanbul e mi hanno detto di aspettare e restare lì, ci vuole pazienza, dovevo stare tre mesi. Ho chiesto del capo per sapere quando potevo uscire.
Alla fine una mattina sono uscito, ero molto contento e ho pensato di andare in Grecia. Sono andato in Grecia con una barca e poi a piedi ho camminato per 5 ore. Sono arrivato in Grecia e ho dormito in un giardino: la mattina dopo la polizia mi ha preso e mi ha arrestato e sono andato ad Alexandrapoli in galera. Mi hanno fatto cambiare i vestiti, ho mangiato un po’ e ho pensato “come farò senza chiamare mamma e papà? Quanto tempo starò in galera?”
Ho chiesto quando potevo uscire e loro mi hanno solo detto di aspettare: io allora ho pensato che la vita è troppo dura, questa vita non va bene.
Dopo un mese ho chiesto di nuovo e mi hanno detto “domani esci” e io allora ho detto “davvero?”
Quando sono uscito sono andato ad Atene con il treno e poi a piedi. Sono rimasto ad Atene 3 anni e 6 mesi.
Alla fine però ho deciso di andare in Italia: sono arrivato in Calabria con una nave, a Crotone. Sono arrivato alla stazione di Napoli Centrale con il treno, poi ho trovato il Centro Nanà e ho trovato la scuola della professoressa Laura e adesso abito a casa di amici a Napoli.